31.12.10
I conti tornano
L'ultimo record del parlamento siciliano
per sette ore di lavoro 165 mila euroLa Regione scioglie la commissione-lumaca per riformare lo Statuto. Indennità da 800 a 3.300 euro del presidente che si uniscono allo stipendio di 19.000 euro
di EMANUELE LAURIA
Sette ore di lavoro non in un giorno, ma in un anno: un ritmo che neppure il Parlamento più antico (e più lento) d'Europa può sostenere. E così Francesco Cascio, il presidente dell'Assemblea regionale siciliana, ieri mattina ha detto basta. Con un atto d'imperio ha sciolto la commissione per la revisione dello Statuto.
La commissione Statuto è un organismo istituito nel giugno del 2008 che avrebbe dovuto rinnovare l'antica carta dell'autonomia isolana: due anni e mezzo dopo il lavoro non si è ancora concluso. Anzi. Da luglio a oggi, la commissione si è riunita dieci volte e in sei occasioni nessuno dei 13 novelli padri costituenti che la compongono si è presentato all'appuntamento.
30.12.10
29.12.10
Leonessa grande e infelice
“Poscia di sotto a un padiglion di foco
Tremolando la spera
Calava a poco a poco;
Calar pareva dietro la pendice
D'un de' tuoi monti fertili di spade,
Niobe guerriera de le mie contrade,
Leonessa d'Italia,
Brescia grande e infelice”.
Aleardo Aleardi, Le tre fanciulle, 1857.
Il poeta Aleardo Aleardi avendo lasciato questo mondo nel 1878 non ebbe certo il tempo di apprendere che il Carducci si stava prendendo un merito che doveva toccare a lui e la circostanza sicuramente gli avrebbe sicuramente dato fastidio. Fu infatti Aleardo Aleardi, fin dal 1857, a chiamare la città di Brescia “Leonessa”. Lo lasciò scritto in versi composti l’11 dicembre 1857, giorno di Sant’Ambrogio.
Giosuè Carducci riprese il termine Leonessa vent’anni dopo, componendo, fra il 14 ed il 16 maggio 1877, una delle “Odi Barbare” intitolata “Tra le rovine del tempio di Vespasiano in Brescia”.
Eppure Carducci – arrivato secondo con un distacco di vent’anni – ebbe fortuna di essere considerato il creatore di questo epiteto che da sempre significa coraggio, eroismo. Aleardi quando scrisse “I canti patrii”, nel “Le tre fanciulle” paragonò la città lombarda a Niobe. Come la figlia di Tantalo vede morire figli e figlie, colpiti dalle frecce di Apollo e di Artemide, così Brescia vede cadere i propri figli durante i giorni dell’insurrezione contro gli austriaci.
Costanzo Gatta, Ma và a dà via…, ed. Massetti Rodella, Bs, 2010 – pp. 134-5.
Le teoria dei presumibilmente sovversivi, inventata dal governo contro gli studenti e propagandata dal senatore Maurizio Gasparri come la soluzione di tutti i problemi di ordine pubblico oggi sul tappeto, evidentemente si applica erga omnes, a chiunque protesti contro l’esecutivo e la sua politica. A prescindere comunque dalle buone ragioni di chi protesta non è ammissibile che, in nome di presumibili violenze che stanno solo nella testa del ministro Maroni e dei suoi pessimi consiglieri, si sequestrino dei cittadini, allevatori, lavoratori, gente per bene, impegnati soltanto in una civile protesta in nome dei propri diritti e di quelli di un’intera regione.
Guido Melis, deputato Pd dopo che poche decine di pastori sardi intenzionati a svolgere una manifestazione a Roma sono stati bloccati con la forza a Civitavecchia dalla polizia.
Almeno tu nell’universo
Ma, se scelgo io i candidati come mi impone di fare questa legge elettorale di merda, non va bene perché sono un dittatore. Se gli organi dirigenti li scelgono i congressi, non va bene lo stesso perché passa qualche riciclato. Si invoca continuamente la “base”, ma che cos’è la base? Io non conosco altra base se non gli iscritti. Poi lo so benissimo che il De Gregorio di turno si crea “più base” e porta più gente a votare per lui ai congressi e alla fine vince, e non è detto che sia il migliore. Ma qual è l’alternativa? Facile mettersi a tavolino, accendere il computer e, anzichè aiutare con critiche costruttive, criticare o lanciare pseudosondaggi natalizi.
[…] Già abbiamo regole e filtri che non ha nessun altro partito. Noi non paracadutiamo i candidati dalla Sicilia al Trentino: sei calabrese, lombardo, abruzzese? Ti candidi a casa tua, così la gente ti conosce e, se sei un pezzo di merda, prima o poi viene fuori. Certo, su migliaia di candidati, qualcuno sfugge sempre. Ma, quando lo becchiamo, lo cacciamo.
ANTONIO DI PIETRO, Per colpa loro sono cornuto e mazziato, FQ, p. 7 (intervista di M. Travaglio).
Chiuso per schiamazzi
FABIO ROLFI, assessore alla sicurezza e vicesindaco di Brescia, non ha dubbi sulla bontà delle ordinanze che impongono le chiusure alle 22 ai locali delle zone «calde» della città, e durante l'incontro della consulta della Stazione rilancia la sfida, facendo capire che il modus operandi potrebbe presto diventare il metro per intervenire anche in altre zone.
Giovanni Armanini, Il coprifuoco? Forse anche in Stazione, BresciaOggi, 17/12/2010.
C’erano zone della città che una volta erano addirittura famigerate come buco nero di illegalità, spaccio, degrado, sfruttamento e abiezione. Il Carmine. Via Sanfa. Un lungo e paziente lavoro di ristrutturazione edilizia, controllo degli affitti e rivitalizzazione collettiva le aveva proprio di recente definitivamente recuperate alla fruizione pubblica. Adesso vengono chiuse.
Sperimentazione di 4 mesi.
Da tempo era difficile restare più di venti minuti in un bar nella parte più vecchia e meno alla moda del centro storico, in stradine strette e tortuose, senza che una pattuglia di vigili o come si chiamano arrivasse percorrendo a fil di parete la via fino a voi, innocuo capannello, per intimare silenzio e minacciare il gestore di sanzioni.
Adesso è arrivato il colpo finale dell’abominevole giunta leghista (nominalmente berlusconiana, ma in realtà il sindaco che ne è espressione è a Roma non pervenuto per doppio incarico): coprifuoco. E finalmente le già spettrali vie di questa città umiliata da una junta ottusa e razzista potranno offrirsi al passante incauto e al residente ritardatario in tutta la loro desertica spogliezza, ed echi di passi lontani rincorreranno ombre spaventate ammonendole a precipitarsi in casa e trincerarsi in stanze e salotti. Così che nella vacuità porcina dello sguardo vicesindacale si rifletta il vuoto dechirichiano di quartieri intieri, e il sogno di un calmo cimitero civile sarà compiuto, anche se aumenterà la paura di chi ancora si arrischia a girare di notte per il centro, anche se le attività economiche, in questo periodo poi, saranno danneggiate; tanto sono quasi tutti stranieri.
Sacrosanto il diritto al riposo dei residenti. Alle 23.30?
Per la parte più trendy e aperitivara, invece, niente. Gli schiamazzi bianchi non disturbano.
A chiosa, Laura Castelletti:
Chi ha scritto l’ordinanza è mai stato dopo le 22.00 nella zona di Piazzale Arnaldo? (l’area più cool del centro – NdR).
Io ci vivo, la conosco molto bene. Qui la sera, i figli dei bresciani, spacciano droga, se la pippano o se la fumano, litigano, si accoltellano (qualcuno ricorderà cosa è accaduto qualche mese fa), schiamazzano, suonano i campanelli nel cuore della notte rompendo le scatole a chi abita in zona, pisciano regolarmente in ogni angolo i mojiti e i pirli appena bevuti, abbandonano sui tettucci delle auto e i davanzali delle finestre i bicchieri vuoti, spaccano bottiglie, parcheggiano davanti ai portoni, si prendono a manganellate in pieno giorno (vedi il recente fattaccio occorso in piazza Tebaldo raccontato dai giornali locali), bruciano nello stesso posto i cassonetti… Potrei andare avanti, ma non lo faccio. Come tanti che abitano nella zona preferisco comunque incavolarmi una volta di più, ma sapere che uscendo la sera incontro gente e non il deserto da coprifuoco. Il deserto da coprifuoco lascia davvero spazi immensi alle persone peggiori, le uniche che in quelle condizioni la fanno da padroni. Preferisco una zona “complicata” a una zona “morta”.
Con questa ordinanza e dopo l’eliminazione delle panchine, il bonus bebè, i soli delle alpi di Adro, la gru e le carte di credito immagino che si tornerà a parlare di Brescia sulla scena nazionale… in un modo che continua a non piacermi.
(Laura Castelletti, L’ordinanza apartheid, 14.12.2010)
28.12.10
L’insostenibile bellezza delle tasse
A dieci giorni dalla morte di Tommaso Padoa-Schioppa, uno che si meritava l’acronimo di tre lettere, TPS, come un capitale manuale diagnostico o un indimenticabile presidente statunitense, non è che si possa o voglia dire molto. È inutile ritritare tutto il già detto da chi lo conosceva personalmente per chi, inutile dirlo, questo privilegio non l’ha avuto; l’unica cosa, un pensiero nel lutto – già finito e dimenticato in un paese che venera i pagliacci, plaude i funerali e piange le popstar – a Barbara Spinelli.
[i] derivati […] sono dodici volte il Pil del mondo: quelli fuori bilancio ammontavano lo scorso anno a 700.000 miliardi contro un Pil (l’economia reale prodotta dalla fatica degli uomini) pari a 55.000 miliardi.
Basta guardare le due cifre a confronto per rendersi conto della situazione che si è determinata e i profitti straordinari che banchieri e dirigenti hanno realizzato a vantaggio dei ceti sociali, dipendenti, pensionati, giovani, che hanno perduto il lavoro o vanno avanti con redditi che non sono in grado di assicurare la sopravvivenza.
Nicola Tranfaglia, Storia in nero delle banche, FQ, p. 18.
Per concludere degnamente una triade iniziata e proseguita del tutto casualmente sul tema, da Capitalism a love story, al mediocre Wall Street, questo libro che sono già in piedi per andare a comprare sembra poter far bestemmiare anche i muri.
Il labirinto marriano
O levateje ‘r vino
La legge Pinto, quella sulle lungaggini processuali, si chiama così e io non so il perché. L'ho generata io (sic) quando ero deputato e sempre io ho generato (sic) tutte le tesi che sono diventate pilastri della giurisprudenza e della Cassazione italiana. Cose che sanno tutti. I cani e i porci.
[…] Non ho finito. Il diritto di famiglia australiano l'ho formulato io. Gli australiani sono un popolo di simpaticoni, ma sono ignoranti come capre. Poi ho uno studio enorme, con 41.000 clienti. Lo sanno tutti. […]
Tutti dicono di voler cambiare le cose, ma l'unica vera rivoluzione culturale è firmata Alfonso Luigi Marra. […]
Intervista si spera falsa, e di cui queste non sono le maggiori vette di grottesco, al celebre romanziere e penalista cosentino, FQ, p. 14.
Rosso vergogna
[…] l’assunzione di una pattuglia di fedelissimi, e l’incredibile vicenda del compagno che approda al vertice della più importante sezione Aci d’Italia (Milano gestisce il business del gran premio di Monza, 50 milioni di euro), se provato, va considerato un danno della ministra all’immagine dello Stato. Non certo un danno causato da chi scrive la notizia allo Stato. Ma la Brambilla non deve avere chiaro il concetto di distinzione fra pubblico e privato. E così per difendere se stessa le viene istintivo pagare le spese legali con i soldi dei cittadini.
Luca Telese, Michela “sistema” a spese vostre, FQ (bentornato), p. 2.
Viva Gianni Bisiach
27.12.10
Pistola schiumante
[Ma per il titolo avevo pensato anche a: “Anche Libero va bene”, “Maurizio e le storie pese”, “Si chiama Belpietro e non torna indietro”, e anche semplicemente “DELIRIO”; c’è l’imbarazzo della scelta per questo post, ma non solo quello della scelta, perché è un post su due storie che fan così:]
La prima storia è ambientata in Puglia, anzi per la precisione ad Andria”, dice Belpietro, dove “qualcuno avrebbe architettato un brutto scherzo contro il presidente della Camera. Non so se sia giusto parlare di attentato, ma qualcuno vorrebbe colpirlo in occasione delle sue prossime visite e per questo si sarebbe rivolto a un manovale della comunità locale, promettendogli 200mila euro. Secondo la persona che mi ha raccontato la soffiata, nel prezzo sarebbe compreso il silenzio sui mandanti, ma anche l’impegno ad attribuire l’attentato ad ambienti vicini al presidente Berlusconi, così da far ricadere la colpa sul premier.
La seconda storia invece, riferisce Belpietro, viene da Modena. Qui un signore del tutto simile a Gianfranco Fini, dice Belpietro, si sarebbe presentato a una signora che esercita il mestiere più antico del mondo: la puttana. La foto e il nome della signora compare in uno di quei siti che offrono sesso a pagamento, rivela il direttore di Libero, e avrebbe ricevuto, lei che è nipote di un vecchio camerata, 1000 euro di compenso per le sue prestazioni.
Da: Giornalettismo.
Ma dico uno che è scampato miracolosamente a un efferato terrorista lucidamente determinato a trucidarlo in maniera barbara e forse con elementi di rituale massonico-comunista, ma non si sa, perché il vile criminale è stato visto solo da una persona, non nuova peraltro a simili momenti di tensione, costretto a parlare di simulazione di attentati…
Ma dove viviamo?
E comunque a parte la doverosa solidarietà che reiteriamo a Belpietro, complimenti per il salto dal giornalismo ottocentesco delle notizie dopo i fatti, a quello 2.0 del nuovo millennio, che divina gli eventi e forse in un prossimo futuro potrà arrivare anche a guidarli.
Se continuiamo così il 2011 si prospetta un anno singolare per la storia dell’umanità.
P.s. Nell’illustrazione l’omaggio a un piccolo film caro a questo blog, ancorché negletto da critica e pubblico.
And justice for all
Minireportage dal Palagiustizia cittadino
Lo sappiamo meglio noi di teofog di chiunque altro che l’è tutto sbagliato. Che magari i problemi fossero il disordine, la paleontologia, gli assurdi logici.
Però.
Però pensare a una giustizia nel 2010, ridotta a stanzoni di fascicoli, che gli avvocati prendono, copiano, maneggiano e rivoltano, ma anche non gli avvocati, chi passa di lì, e i faldoni hanno scritte come Dott. X giugno 2011 – che i rinvii hanno ormai i tempi della geologia – beh, qualcosa lo smuove sempre.