18.9.11

2012

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La battaglia finale fra mercato e democrazia rappresentativa sta per andare in scena, i governi non hanno ancora un piano per sfuggire dalla morsa, ma siamo sicuri che fra qualche giorno la parola “nazionalizzazione” delle istituzioni finanziarie in crisi non sarà più un tabù. La Grecia potrebbe anche abbattere il più grosso dei dogmi con l’uscita dall’euro e aprire una nuova era per il vecchio continente e per il mondo. Una cosa è certa: nelle prossime settimane assisteremo a un confronto epocale fra due idee diverse del mercato e della società, ci piacerebbe pensare che il nostro governo si schieri dalla parte dei propri cittadini e non da quella dei banchieri.

Superbonus, Il cordone che ci strozzerà, FQ, p. 20.

Decidere del loro destino

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Berlusconi: «Molto belle?».
Tarantini: «Molto belle, sta in palestra con queste due».
Berlusconi: «Io penso di sì. Noi siamo messi così come uomini tu, io poi Carlo Rossella presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce direttore di Raiuno e responsabile di tutta la fiction Rai... Sono persone che possono far lavorare chi vogliono... Ecco quindi le ragazze hanno l'idea di essere di fronte a uomini che possono decidere del loro destino... Ecco l'unico ragazzo sei tu, gli altri sono dei vecchietti però hanno molto potere».
Tarantini: «Va bene».
Berlusconi: «... Io ho due bambine piccole che è tanto che non vedo per cui una fa la giornalista in Rai, in Mediaset allo sport è una napoletana molto simpatica, molto dolce. Un'altra è una bambina di ventun'anni brasiliana che mi ha pianto al telefono dicendomi che l'avevo dimenticata e allora la faccio venire...».

Autumn in New Church

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Sulla stagione televisiva che ricomincia.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Sbadiglio di saturazione

di Fuvio Abbate (FQ)

Ecco, se è vero che il nostro primo ministro nel racconto delle tipologie umane e caratteriali, anzi, nella commedia all’italiana post-compromesso storico, corrisponde al “cummenda” con maglione modello “coppa Davis” opportunamente annodato sulle spalle mentre a bordo della sua Porsche scoreggia, a finestrini chiusi, in prossimità di un posto di blocco della GdF, bene, soltanto una puntata riparatrice dedicata appunto al semplice concetto che “la patonza deve girare” potrebbe risarcirci della noia, della miseria politica, della corruzione, ma anche dell’insipienza di un’opposizione invisibile, c’è forse qualcuno, fra i Floris, i Lerner, le Gruber, i Paragone e gli altri ancora, c’è forse qualcuno pronto a raccogliere la nostra proposta liberatoria? Mai come in questi giorni la carta stampata, forte del virgolettato che racchiude il succo delle intercettazioni fra il Nano Ghiacciato e il suo fornitore di figa, è riuscita paradossalmente a surclassare per forza neo-neo-realistica la noia reticente dei dibattiti televisivi. Se poi l’affermazione sulla “patonza” dovesse essere ritenuta da Floris, Lerner, Gruber, Paragone eccessivamente restrittiva per un pubblico che necessita di un più ampio orizzonte dialettico, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Fa lo stesso: “Faccio il premier a tempo perso”?

Sexa Rubra

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Grande Lia Celi.

10.9.11

Favole

E' tanto di quel tempo che non scrivo altro che ripost che è cambiata l'interfaccia.

Com’è triste Venezia

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VENEZIA / A DUE VELOCITÀ

LE MOSTRE GEMELLE

Cinefili poveri da una parte, vip da lounge bar dall’altra: la vita da Festival non è la stessa per tutti

di Nanni Delbecchi (FQ)

Vale la pena di venire al Lido, e di arrivarci a piedi, non fosse che per vedere con i propri occhi ciò che a parole è indescrivibile non solo perché è inguardabile, ma soprattutto perché è inspiegabile. Prima di ogni palazzo, tappeto, o star (insomma, prima di tutto) ad accogliere il visitatore è una lunghissima transenna cieca, un mistero più fitto perché più ovvio, come in un racconto di Buzzati. Oltre il velo squarciato qua e là, alla fine appare un’enorme prateria di fogli e di sacchi di plastica bianca; un enigma nell’enigma che fa sospettare di essere finiti alla Biennale invece che alla Mostra del Cinema. Né Boltanski né Christo avrebbero saputo fare di meglio. Christo però è famoso per avere impacchettato i monumenti più celebri, qui il pacco ne nasconde un altro, il buco più costoso al mondo: “Qui giacciono 37 milioni di euro”, recita il manifesto mortuario affisso giovedì dagli occupatori del Teatro Valle in trasferta a Venezia.

IL CRATERE SCAVATO per gettare le fondamenta del Nuovo Palazzo del Cinema, abbandonato quando si è scoperto che sotto c’era una discarica di amianto, guarda tu i casi della vita, e allora impacchettato in fretta e furia, come se nulla fosse, come se fare finta di niente fosse il primo dovere di ogni festival. Si vive così, in gioiosa omertà, con il morto in casa e il bicchiere di prosecco in mano, circondati da questo ground zero che ci si è fatti con le proprie mani, e che è di gran lunga la cosa più cinematografica di queste autoipnosi collettive che sono diventati i Festival del cinema.

4.9.11

Discorso sulla servitù volontaria

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Ma, Dio mio, che cosa è mai questa? Come diremo che si chiami? Di che sventura si tratta? Quale vizio, o meglio quale orribile vizio veder un numero infinito di uomini non obbedire ma servire; non essere governati, ma tiranneggiati, senza più avere come propri né beni, né genitori, né donne, né figli e neanche la loro stessa vita; subire le rapine, i brigantaggi, le crudeltà non da un esercito, non da un’orda di barbari, contro cui si dovrebbe dare il proprio sangue e la propria vita, ma da uno solo; non da un Ercole o da un Sansone, ma da un qualche omuncolo che spesso è il più vigliacco e il più effeminato della nazione.
Étienne De La Boétie, Discorso sulla servitù volontaria, Chiarelettere, Torino, 2011, p. 6. (1ª ed. 1576).

Straquoto

PERFINO VESPA SCOPRE LA LOTTA DI CLASSE: ORA SI CHIAMA LEGALITÀ

È cambiato il clima, nessuno tollera più gli evasori fiscali

di Paolo Flores d’Arcais (FQ, p. 7)

La lotta di classe non è affatto scomparsa, e anzi ormai dilaga anche all’interno dei ceti privilegiati, se l’aedo massimo del regime, Bruno Vespa, esterna pubblicamente tutto il suo odio sociale per il coinquilino dal tenore di vita (più che opulento) eguale al suo, che però denuncia al fisco meno del precario di un call center. Se in Italia vigesse la meritocrazia entrambi guadagnerebbero meno di quel precario (e altrettanto accadrebbe a Brunetta, che ai precari vuole togliere anche il diritto di protestare), ma l’episodio è comunque emblematico dei nuovi conflitti cui ha dato il vita il pluriennale malgoverno delle cricche berlusconiane.

LA QUESTIONE cruciale di tutto l’Occidente è la contraddizione tra i valori democratici proclamati nelle costituzioni e la dismisura della disuguaglianza sociale che quei presupposti mette pesantemente a repentaglio.

3.9.11

Noi la crisi la paghiamo

Finché le banche non pagano, la crisi continua

di Marco Onado (Fatto Quotidiano)

Diceva Billy Wilder che gli austriaci sono dei geni perché hanno fatto credere che Beethoven fosse austriaco e Hitler tedesco. Ma i banchieri di oggi si rivelano ancora più astuti, perché hanno convinto governi e autorità di vigilanza che era necessario un salvataggio in massa (che è la causa prima dell’esplosione dei deficit pubblici) e che per il futuro sono necessari solo ritocchi al quadro regolatorio complessivo, ma non mutamenti sostanziali e tanto meno cure drastiche e (per essi) costose.

E COSÌ MENTRE appare sempre più forte il rischio di un avvitamento di tutte le principali economie ogni volta che qualcuno si azzarda a proporre qualche misura di qualche severità, inizia il fuoco di sbarramento della lobby bancaria. Ogni tanto, qualche politico fa una sparata minacciando misure magari importanti, ma che meriterebbero ben altra preparazione (si veda la premiata coppia Sarkozy-Merkel sulla tassazione delle transazioni finanziarie) e tutto resta come prima. Ma è ormai evidente che le banche sono una componente fondamentale dell’incapacità delle principali economie di tornare su un sentiero di crescita sostenibile e di creare occupazione.