Marco Follini e Mauro Agostini sul Fatto Quotidiano.
(Sottoscrivo)
Fin tanto che un deputato o un senatore si divide, e divide il suo tempo, tra attività diverse il sacrosanto principio che esclude il cumulo degli incarichi resta un'astrazione. Chi fa il presidente di Provincia cita il caso del medico o dell'avvocato, chi fa l'imprenditore cita il caso del sindaco, e via cumulando. È una matassa straordinariamente ingarbugliata, un insieme di fili che rimandano alla mille situazioni con cui confina l'attività parlamentare. È quel confine che appunto va rivisitato, chiarito, definito con maggiore rigore civico, garantendo anche così un proficuo e virtuoso circuito tra società politica e società civile. Dal nostro punto di vista si tratta di un nodo che andrebbe tagliato alla radice restituendo all'attività parlamentare il suo carattere esclusivo e assorbente. Per questo nei giorni scorsi abbiamo depositato un disegno di legge costituzionale che esclude tassativamente per i parlamentari la possibilità di svolgere altre attività e di disporre di altri redditi professionali che non siano l'indennità legata al dovere di rappresentanza.
Si tratta di cancellare dalla mappa politica ogni traccia di confusione tra il ruolo di deputato e senatore e quel complesso di attività, interessi e consuetudini che ognuno di noi si porta dietro dalla sua vita di prima, e magari dalla vita che ci attende a fine mandato. E soprattutto si tratta di fissare un principio: chi ha la fortuna e la responsabilità di rappresentare i cittadini deve dedicarsi, finché dura il suo mandato, a quel compito e solo ad esso. Senza distrazioni di sorta, senza complicità, in modo – verrebbe da dire – quasi monacale. In quello che resta di questa legislatura sappiamo bene che è poco realistico pensare di tradurre in legge dello Stato un simile principio. Ma restiamo convinti che solo l'adesione a quel principio garantirà prima o poi ai cittadini di disporre in Parlamento di rappresentanti giusti o sbagliati, bravi o meno bravi, ma rigorosamente ed esclusivamente dedicati ai propri compiti istituzionali. Il superamento del plebiscitarismo, a nostro giudizio, passa inesorabilmente anche di lì.