Barack Obama, che è già in campagna elettorale per le presidenziali del prossimo anno, non vedeva l'ora di dimostrare che i soldi pubblici investiti per salvare l'industria dell'auto stanno tornando al mittente a tempo di record. Con buona pace dell'opposizione repubblicana che continua a dipingerlo come un pericoloso socialista. Sergio Marchionne, da parte sua, aveva fretta di conquistare la quota di maggioranza di una Chrysler in grande rimonta per integrarla e magari fonderla il prima possibile con la Fiat che invece stenta. Risultato: il presidente e il supermanager si sono incontrati ieri a Toledo, nell'Ohio, per concludere quello che per entrambi ha l'aria di un grande affare. Nella cornice di uno dei più importanti stabilimenti americani della Chrysler, il capo del Lingotto ha dato l'annuncio che tutti attendevano. Fiat compra per 500 milioni di dollari (circa 345 milioni di euro) il 6 per cento della casa automobilistica americana messo in vendita dal Tesoro Usa.
GRAZIE A QUESTA operazione il gruppo italiano arriva alla maggioranza di Chrysler con il 52 per cento del capitale, mentre la Casa Bianca esce una volta per tutte dall'azionariato. […] Intanto è la Borsa italiana a festeggiare l’ultimo successo americano del Lingotto. Ieri i titoli Fiat hanno fatto un balzo del 3,6 per cento confermando che ormai la quotazione corre al traino delle notizie da Oltreatlantico. Dalle nostre parti, in effetti, c’è poco da festeggiare. I dati di vendita sul mercato nazionale diffusi due giorni fa accreditano la Fiat di progresso del 4,5 per cento rispetto al maggio 2010. E’ il primo risultato positivo da molti mesi a questa parte, ma è davvero poca cosa. Da gennaio a maggio di quest’anno il gruppo di Torino ha visto diminuire del 20 per cento circa le sue vendite in Italia.
Vittorio Malagutti, Chrysler – Obama incorona Marchionne, FQ, p. 11.