Dal Washington Post [del 10 giugno]: “Quanto stiamo vedendo in Grecia è la spirale della morte del welfare state... Ogni nazione avanzata, inclusi gli Stati Uniti, deve affrontare la stessa prospettiva... I problemi sorgono da tutte le prestazioni assistenziali (indennità di disoccupazione, assistenza agli anziani, assicurazioni sanitarie) oggi garantite dagli Stati”.
- Con questi tagli si torna agli anni Trenta - Vladimiro Giacché, FQ, p. 4.
Si fa fatica a pensare: alla fine di un mondo – il crollo dell’impero romano, una cosa per degli anni c’è, e poi dopo non c’è più; sembra non si possa mai trovare dove è iniziata, da cosa è partito l’avvitamento, quando. Ma adesso però noi lo sapremo.
Il mondo come l’abbiamo conosciuto, in pochi anni cambierà: non sarà più un diritto avere una casa, un lavoro, essere curati, il rispetto, la dignità; per molti, in Italia, soprattutto del Sud, questo era già realtà; quindi a suo modo sarà una spinta all’egualitarismo.
Lo stato sociale che pensavamo di dover ancora completare, migliorare, adeguare ai tempi, oggi sappiamo che era troppo. La finanza pubblica non lo può sostenere. E quindi si deve tagliare.
Che invece quando le finanze pubbliche venivano drenate da ladroni e parassiti di stato e di governo (e d’opposizione), i capitalisti senza capitali e gli azionisti controllori di minoranza, gli amici oligarchi e i finti nemici e avversari nella danza macabra degli antagonismi artificiali esibiti al volgo dovevano incassare, stornare, compensare, agevolare, ricapitalizzare, sostenere, no, era sostenibile. Adesso no.
Così il principio Privatizza i profitti e socializza le perdite raggiunge il massimo grado, la sovversione di un modello di sviluppo, a quanto pare utopistico, lo smantellamento degli stati nazionali per la conservazione della moderna corporazione privata.
Mi sembra.