27.3.10

Come si vive sotto un Presidente Imprenditore

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Che gli amici dei Presidenti Imprenditori di solito è difficile trovarci operai, commesse, magazzinieri, autotrasportatori, impiegati contabili e cassintegrati; di solito i Presidenti Imprenditori c’hanno gli amici industriali, banchieri, assicuratori, petrolieri.

E anche per i più amabili degli operai, è difficile scalzare dai cuori dei Presidenti Imprenditori assicuratori e petrolieri. E è chiaro, tra assicuratori e cassintegrati, hai voglia la crisi, il credit cruch, la terza settimana – gli assicuratori e gli industriali finché possono tirano se è per loro una cassiera o un impiegato non finirebbero più di spolparli – e lui, loro, i Presidenti Imprenditori, in mezzo: placare un Geronzi o salvare un Sig. Rossi? Anche se amabile.

Che dilemmi, i Presidenti Imprenditori.

23.3.10

Stairway to ever

È iniziata la scalata ai posti di vertice dell'organizzazione aziendale. Con un'inattesa convocazione all'atteso appuntamento fieristico a Milano. Son sul bus adesso. Mansione: fotografo. La poltrona di a.d. è dietro l'angolo.

20.3.10

Un post a settimana posso anche farlo. Se non leggo il Fatto. Ma su cosa?

Non sulla manifestazione romana del PdL che mi cadono le braccia.

Non sulla Romana Chiesa che si autocritica e si autoassolve, celebra la fermezza e flagella la debolezza, tutto in uno, grazie alla guida illuminata di Joseph Ratzinger Il Buon Pastore, da non confondere con Joseph Ratzinger Il Segretario della Congregazione per questo e per quello, detta anche Santo Offizio, o più in breve Inquisizione, fonte della disposizione fondamentale nella strategia di sottrazione dei sacerdoti alla giurisdizione. Che poi mi faccio prendere e, oltre a venirmi i nervi, che domani mattina poi accenderò la tele e il palinsesto sarà diviso equamente tra messe e preti che arringano le casalinghe, e non mi ci vuole, proprio, di partire col dente avvelenato da stasera se no domani è un massacro, in più mi faccio trascinare in patetiche e sterili filippiche che non interessano a nessuno.

Non ci sto.

Parlo del Concerto.

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Una commedia. Che una bella commedia è più bella di un dramma, anche se un bel dramma, ma – si sa. E questa è una bella commedia. Manca poco al capolavoro.

Però più che raccontar la trama o altro, che la sanno tutti e chi no non la sa non la voleva sapere, che ultimamente si è anche affermata una idiosincrasia per me inspiegabile per ogni anche minimo accenno alle trame che probabilmente io non c’ho riflettuto ma è una fondata rivendicazione dei veri cinefili, quindi meglio non parlarne, vorrei spezzare una lancia e levare il mio garrulo canto di lode per chi ha curato i dialoghi e i doppiaggi, che han fatto un gran lavoro; e lo dico non sapendo l’originale, quindi anche un po’ a casaccio e forse a sproposito. 

Come unico post della settimana è venuto un po’ fiacco.

18.3.10

How to disappear completely

Sì. Mettetelo su. Anche di sfondo, potete non guardarlo. Si soffre abbastanza così. Fatelo andare un po’ che se no finisce prima del post. L’importante, alzare, tacere, e muovere avanti e indietro la testa. E leggere. Avrei detto da sinistra a destra, muovere la testa, con moto ondulatorio: ma era difficile leggere.

Ok. A me gli occhi: amici, o anche sconosciuti, che capitate qua così per caso, perché per abitudine faccio ancora i titoli dei post citazionali per irretire ignoti utenti dei motori di ricerca. Anche ora che è tutto finito. Che tutto è vanità. Ciao, sono Teofog, piacere – se qualcuno capita per caso. Sì. Ho scritto qua sotto, ma non è un ritorno. Forse è il canto del cigno. La lacrima del coccodrillo. Il piede d’argilla (del porco). Chissà.

Qui da questa dimensione dove vivo adesso, dove i giovani sono dinamici e operosi e c’è una policy o un code per quasi tutto, volevo salutare, se c’è qualcuno. Dire che forse, ogni tanto, tra un po’, troverò il modo di tornare. Ma forse no.

L’arca di D’Alì

Del matrimonio del senatore Antonio D’Alì, sotto indagine a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi il Fatto quotidiano dà questa agghiacciante istantanea:

Testimoni d’eccellenza: per lui il ministro dell’Interno Pisanu e sua moglie, per lei Vespa e la moglie, il magistrato Iannini, e invitati come Cuffaro, Dell’Utri, Caputi, Bobo Craxi, Schifani, Gasparri, La Loggia, Bonaiuti, Bertolaso, Santanchè, Billè, il capo del Sismi Del Mese, l’allora presidente della Rai, Cattaneo, Anna La Rosa, Monica Setta, Jannuzzi.

Cioè. La Rosa e Santanchè nello stello locale chi le avrebbe pensate. Billè. L’unico uomo che Luciano Gaucci può guardare dall’alto in basso.

Cose pazze.

7.3.10

I malcontenti

Mi sembrava che noi […] fossimo stata la prima generazione che, se ci davano un lavoro, non era perché c’era bisogno, ci facevano un favore.
Cioè era come se il mondo, che per i nostri genitori era stata una cosa da fare, da costruire, per noi fosse già fatto, preconfezionato, e l’unica cosa che potevamo fare era mettere delle crocette, come nei testo.
E allora aveva anche senso, che proprio in quel periodo lì, negli anni ottanta, fossero comparsi in Italia i giochi elettronici, perché uno di vent’anni che passava sei o otto ore al giorno a giocare ai giochi elettronici, che negli anni cinquanta sarebbe stato un disadattato (Sei un delinquente, gli avrebbero detto i suoi genitori), a partire dagli anni ottanta andava benissimo, perché rispondeva al compito precipuo della sua generazione, di stare tranquillo e non rompere troppo i maroni.

Paolo Nori, I malcontenti, Einaudi 2010, p. 40.

Porca vacca

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I Malcontenti in una domenica così, sole e vento. Un tesserino sulla scrivania.

Cioè non siamo ai livelli della Vergogna delle scarpe nuove, che finiva:

Poi un sabato mi accorgo che i treni, al sabato, son pieni anche al sabato. È il sabato che un mio amico mi accompagna allo scatolificio Berti e mi aiuta a portare a casa i cartoni e poi un po’ m’aiuta a riempirli di libri e dopo un po’ va poi via e io resto da solo a scegliere i libri miei e quelli di Francesca e dentro un manuale di russo, lo apro, vedo una sua fotografia di quando fumava, lo chiudo, è suo, lo metto tra i suoi, sento una cosa, nella gola, scuoto la testa, vado in camera, scuoto la testa, mi schiarisco la voce, mi lascio cadere sul letto, scoppio a piangere. Mi dispiace tanto, dico. Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto, mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto. Mi dispiace tanto, mi dispiace tanto. 

Però. C’è qualcosa di apocalittico che magari uno si ricorda quelli di prima, di libri, che facevano ridere, anche se poi si sentiva dell’altro. E invece adesso, questi giorni d’inverno freddi, limpidi, che si vede lontano chilometri, e è bello, e si sta male; è così.

Anche se rischiava di andare tutto in pezzi quando a pagina 57 del libro c’è una strada, “inondata” di sole. Ho vacillato. Tutto l’edificio artificiale-naturale, preciso, fragile messo su fino a lì ha rischiato il collasso – e che poi si ripete anche a pagina 59 e 60 – ma però siccome uno cerca di non restare sempre nel solito brodo, va bene. Chi siamo noi. 

E quindi bo.

Per me è stupendo.

Comunque poi sono uscito e non c’era il sole, mi ricordavo da ieri che c’era e non avevo ancora guardato fuori. Oggi era nuvolo.

Codice della vita Italiana

 

Capitolo II. - Della Giustizia

17. In Italia non esiste giustizia distributiva. Ne tiene le veci l'ingiustizia distribuita. Per cinque anni il Sindaco (oppure il Deputato, il Prefetto, il Ministro) del Partito Rosso perseguita gli uomini del partito nero e distribuisce cariche o stipendi agli uomini del partito rosso. La situazione sarebbe intollerabile se dopo cinque anni, essendo salito al potere il Sindaco (c.s.) del Partito Nero, questi facesse le cose giustamente.

E' chiaro che lascerebbe almeno una metà dell'ingiustizia antecedente. Perciò il Sindaco (c.s.) del partito nero fa tutto il rovescio dell'altro; distribuisce cariche e stipendi agli uomini del partito nero e perseguita gli uomini del partito rosso.

Così l'ingiustizia rotativa tiene luogo della giustizia permanente.

18. Non è vero, in modo assoluto, che in Italia, non esista giustizia. E' invece vero che non bisogna chiederla al giudice, bensì al deputato, al Ministro, al giornalista, all'avvocato influente ecc. La cosa si può trovare: l'indirizzo è sbagliato.

19. In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto ecc.

Giuseppe Prezzolini, Codice della vita Italiana.

The deadline is dead

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Si conferma la vocazione di Napolitano a superare nella hall of infame della storia patria anche presidenti golpisti e re fuggiaschi. Quanto è tutto molto italiano; forse di più, romano. Da manuale:

1. I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.

2. Non c'è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all'agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.

da Giuseppe Prezzolini, Codice della vita italiana, 1921.

La situazione politica italiana è grave, ma non seria

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Adattando Ennio Flaiano. Per un commento c’è Zagrebelsky.

5.3.10

Scary, uh?

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Forse mi logoffo un po’

Chi l’avrebbe detto.

Che mentre sotto scorreva il nuovo Tg di Rete4 che il direttore ha acrobaticamente definito “obiettivo”, giuro, l’ho sentito io con queste orecchie, sarebbe arrivato, infine, il ferale momento di vergare queste tetre righe.

Sì.

Le ormai incombenti ristrettezze economiche in cui versava la redazione rendevano obbligata questa tragica svolta, ma i più fiduciosi di noi pensavano che – forse – sarebbe stato ancora possibile aspettare, sperare, campare cavallo; e invece no; magari un GrattaeVinci.
Non li compro.

Bo.

Ciao Baffone

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Cinquant’anni fa, a fidarsi degli organi di stampa russi, finiva l’incarico segretariale terrestre di Giuseppe Stalin; questo blog lo ricorda come despota criminale, ladro e grande idolo delle masse.

Non l’ultimo.

Il lavoratore del tremila

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Il lavoratore del tremila sarà bello e lucente; sarà veloce e silenzioso, sarà un lavoratore skillato.

Me l’ha detto l’areamanager.

4.3.10

Bela génte

Una volta su un cantiere della Banda Bertolasi c’era un tizio che s’aggirava con fare inquisitorio. Le autorità anche a causa del vistoso accento genovese e marcato costume di scena rosso a pallone lo notano, e subito paventano brutti scoop; bisogna fermarlo. De Santis, provveditore alle opere pubbliche, chiama un architetto che gli ha fatto fare dei lavori perché l’aveva raccomandato Paolo Berlusconi, e gli fa: Houston, abbiamo un Gabibbo; chiama Palo, fai qualcosa. L’architetto chiama Berluschino e fa, guarda, dì a Antonio Ricci che questo servizio di reportage-denuncia d’assalto del Gabibbo non è il caso.

Quest’architetto poi era culo e camicia col Berlu Jr, infatti anche un po’ prima gli aveva fatto fare una puntata di Matrix del tignoso giornalista d’inchiesta Alessio Vinci su un film che c’aveva recitato il figlio del (quasi ex) gentiluomo di sua Santità Balducci, che era un po’ il supercapo e bisognava fargli favori se no non si sapeva come reagiva, guai dargli le spalle.

E alla fine il servizio non l’han trasmesso. Il Gabibbo non potrà vincere il Pulitzer. E ingiustizia è fatta. (FQ)