4.6.11

Telese e i numeri

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Incombe una manovra da 10 milioni di euro (più 30 a settembre!).

Luca Telese, D’Alema e il richiamo della foresta, FQ, p. 1.

Ancora.

La manovra da 10 milioni di euro è un bello spauracchio, ma con una pesca di beneficienza ce la si può cavare. Già se sono dieci (più trenta, quaranta) miliardi; quelli sì fan male.

Il questore a quest’ora

C’è un nuovo dirigente superiore della polizia di Stato, cioè un questore che vigilerà sulla sicurezza dei cittadini italiani. Si chiama Spartaco Mortola, meglio noto come ex capo della Digos di Genova, condannato in appello a 3 anni e 8 mesi per aver coperto i sanguinosi pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 e a 1 anno e 2 mesi per induzione alla falsa testimonianza.

Roberta Zunini, Condannato per la Diaz diventa questore, FQ, p. 9.

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Barack Obama, che è già in campagna elettorale per le presidenziali del prossimo anno, non vedeva l'ora di dimostrare che i soldi pubblici investiti per salvare l'industria dell'auto stanno tornando al mittente a tempo di record. Con buona pace dell'opposizione repubblicana che continua a dipingerlo come un pericoloso socialista. Sergio Marchionne, da parte sua, aveva fretta di conquistare la quota di maggioranza di una Chrysler in grande rimonta per integrarla e magari fonderla il prima possibile con la Fiat che invece stenta. Risultato: il presidente e il supermanager si sono incontrati ieri a Toledo, nell'Ohio, per concludere quello che per entrambi ha l'aria di un grande affare.

Appunto

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In spite of the increasing evidence that current policies are not achieving their objectives, most policymaking bodies at the national and international level have tended to avoid open scrutiny or debate on alternatives.
This lack of leadership on drug policy has prompted the establishment of our Commission, and leads us to our view that the time is now right for a serious, comprehensive and wide-ranging review of strategies to respond to the drug phenomenon. The starting point for this review is the recognition of the global drug problem as a set of interlinked health and social challenges to be managed, rather than a war to be won.

Global commission on Drug Policy.

Due su due

LA POLITICA DEL CONTE UGOLINO

di Massimo Fini

Quello che ci aspetta nei prossimi due anni lo conosciamo già. Lo abbiamo visto tante volte nella vita politica e intellettuale italiana. I roditori che diciassette anni fa erano saliti sul rutilante Rex che doveva portare l'Italia verso non si sa quali meravigliosi lidi, dopo averne saccheggiato le stive abbandoneranno la nave che sta per affondare. No, non si butteranno in mare. Il coraggio del suicidio, nemmeno quello politico, non gli appartiene. Non sono sorci, son uomini. Prima che la nave vada sotto la linea di galleggiamento armeranno scialuppe di salvataggio, protenderanno passerelle, lanceranno gomene verso quella dei probabili vincitori. Fuor di metafora sarà uno smottamento lento, graduale, prudente (non si sa mai), la sagra dell' “io l'avevo detto” (vedi, per tutti, il fondo di Galli della Loggia sul Corriere di venerdì) per potersi trovare, al momento opportuno, se non fra i vincitori almeno nelle loro immediate vicinanze. E saranno accolti come il “figliol prodigo”. Non per carità cristiana, ma perché la classe dirigente italiana è un sistema di oligarchie il cui obbiettivo primario è la propria autoconservazione.

FACCIAMOGLI IL QUORUM

La campagna referendaria di Teofog

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In ritardo anche sui tempi del tanto vituperato (v. sotto) servizio pubblico, anche Teofog tira la volata alle attese consultazioni referendarie 2011, conscio e responsabile, da buon think-tank conservatore, sapendo che, essendo la gente zotica e vil, tanto non si arriverà al quorum. Venticinque milioni trecentotrentaduemila quattrocento ottantasette cittadini alle urne, a gratis? Non in Italia.

I referendum nella storia

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(Il Fatto Quotidiano).

Referendum

Non solo sull’acqua

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La Rai è lenta con chi irrita il Cavaliere , ma è efficiente e velocissima con chi è un suo amico: il triennale di Giuliano Ferrara per Qui Radio Londra, il programma di Vittorio Sgarbi, costato milioni di euro e chiuso il giorno dopo il debutto. La Rai sfianca i suoi gioielli e li spinge verso l'uscita, gioca al ribasso, sempre di più, sino a snervarli. Ma la Rai è talmente un paradosso che la maggioranza in Cda oscilla seguendo il sali e scendi del governo: un giorno la leghista Bianchi Clerici è presente e un giorno il tremontiano Petroni è assente, un giorno l'ex finiano Rositani è berlusconiano, e domani chissà. Il direttore generale Lei scrive e riscrive il pacchetto nomine, ben 35 poltrone da distribuire un po' per necessità (il Tg2 ha l'interim) e un po' per strategia. Vuole rifare la struttura di viale Mazzini, creare una mega-direzione intrattenimento per controllare gli spifferi che in Rai sono tradizione. E l'ultima follia di una televisione pubblica incatenata al potere è che con l'ex direttore generale Masi, nonostante il suo (vano) tentativo di normalizzare, la Rai ha strapazzato Mediaset negli ascolti con numeri che mancavano dal '99. Il messaggio è chiaro: nevermore. Mai più.

Carlo Tecce, Fanno ascolti ma sono sgraditi, FQ, p. 6.

Cosa si può dire. Che Santoro e Gabanelli piangono il morto per prendere di più? Va bene. Anche Fazio. Tutti. Cioè Floris no, Floris non gli chiudono il contratto perché Sballarò è inguardabile, questo siamo d’accordo. Ma se anche fosse, tutto il resto, le pressioni, gli ostacoli, l’impegno parlamentare, sono o non sono una manifestazione di obiettiva volontà censoria da parte del primo concorrente della RAI? Siamo onesti. Ed è una censura che si esplica con il danneggiamento, il saccheggio e l’impoverimento della principale azienda culturale pubblica della storia del Paese. La razzia di un bene pubblico per fini privati.

3.6.11

Rivoluzione Culturale

Il rottamatore del PdL

LETTERA DALL’ESILIO di Flavia Perina (FQ, p. 20)

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Caro direttore, “Il Fatto” è stato uno dei pochissimi giornali (forse il solo) che non ha dato troppo credito e spazio all'idea che il risultato dei ballottaggi avrebbe provocato la decomposizione rapida del Pdl, e non posso che congratularmi per la lungimiranza. La rottamazione del Pdl è effettivamente cominciata, ma a determinarla è il suo leader, Silvio Berlusconi, che in tre ore di riunione si è liberato dei triumviri, ha nominato al loro posto il più fedele dei suoi fedelissimi, ha aperto la stanza dei bottoni al “club dei quarantenni” e ha indicato la via del pensionamento ai Verdini, ai La Russa, ai Bondi e all'intera classe dirigente abitualmente associata al suo nome.

Vedi Napoli

E poi ti senti poco bene, come minimo

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GLI HANNO stretto la mano dirigenti e impiegati, i vigili hanno indossato le divise buone e accennato il saluto militare, il cerimoniale si è raccomandato che almeno per qualche giorno il ragazzo del bar che a ciclo continuo porta su caffè, brioches, pizzette e arancine, si prenda una pausa.

A quelli di Repubblica.it (mobile)

O Cambio casa (pagina)

Saremo anche antichi come quello che si fa registrare Santoro in cassetta, ma quando apriamo internet sul cellulare in pausa, e siam curiosi di astrarci tre minuti dall’ambaradan circostante, e vediamo un titolo che promette crudi retroscena e sapide analisi, e c’andiam sopra, per scoprire che bisogna esser abbonati, massimo 2 euri a settimana, se sei già abbonato - connettiti, noi, che già paghiamo il nostro tanto, per avere internet, e che possiamo vedere il giornale con tutti i suoi begli articoli dal computer, ma dal telefono no, signori di Repubblica.it mobile, come dovremmo sentirci secondo voi?

Che cambiamo homepage, avidi bastardi.

2.6.11

L’ultima bugia

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L’ultima bugia le sfugge uscendo dal Comune. “Lascio un bilancio con un saldo positivo di 48 milioni tra entrate e investimenti”. Sarà stata l'emozione, le lacrime versate poco prima commuovendosi mentre salutava i dipendenti, o forse la necessità di attribuirsi qualche merito dopo 5 anni da primo cittadino, ma Letizia Moratti ha toccato l'argomento sbagliato nel giorno in cui il Sole 24 Ore ha stimato in 500 milioni il disavanzo nella parte di spesa corrente per il 2012. Giuliano Pisapia ha lasciato correre, promettendo (dopo molte insistenze da parte dei giornalisti) che farà esaminare il bilancio. Ha mostrato indifferenza anche alle polemiche del Pd sui toni usati da Nichi Vendola lunedì sera in piazza del Duomo.

Davide Vecchi, Staffetta a Palazzo Marino, FQ, p. 8.

Non solo le politiche

O “Ma anche le mutande” (v. in fondo)

Poi, fra due settimane, quando arriverà la manovra e comincerà a essere chiaro chi pagherà il prezzo del risanamento, se ci saranno i tipici tagli con l’accetta di Tremonti o le misure mirate chieste dalla Banca d’Italia, cambierà lo scenario. E Berlusconi e Bossi avranno problemi ben più seri che cercare un modo per sfogare la frustrazione dovuta al tracollo elettorale. A quel punto, che Tremonti sia ancora considerato il capro espiatorio della sconfitta assieme a Letizia Moratti, sarà irrilevante. Perché con tagli da 40 miliardi si perdono di sicuro anche le elezioni politiche.

Stefano Feltri, Sulle tasse Tremonti non cederà di un centimetro, FQ, p. 5.

1993 – 2011

È finita la festa

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Come se

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“Avessi candidato Mara Carfagna avremmo vinto, ma non volevo consegnarla alla camorra”, dice Berlusconi. Come se la candidatura di Gianni Lettieri fosse invece gradita a certi ambienti.

Enrico Fierro, La Napoli sconfitta, FQ, p. 10.

Frase vera, eh.