In generale, noi, in un certo senso, non siamo fatti per le assemblee rappresentative. In tutte le nostre riunioni, a cominciare dalle adunanze delle comunità contadine, per arrivare a tutti i possibili comitati scientifici e di ogni altro tipo, se non c’è un capo, che comanda tutti, ci sarà una confusione eccezionale. E’ difficile dire perfino perché, evidentemente siamo un popolo al quale riescono solo le compagnie che vengono organizzate per fare baldoria, o per cenare, come i club o i vauxhall alla tedesca. Ma la disponibilità immediata, quella c’è, prego, per tutto. Noi, di colpo, come si mette a tirare il vento, istituiamo una società di beneficienza, d’incoraggiamento e compagnia bella. Lo scopo può essere meraviglioso, ma a dispetto di tutto non salta poi fuori niente. Forse, questo deriva dal fatto che noi siamo pienamente soddisfatti fin dall’inizio, e pensiamo che sia già tutto fatto. Per esempio, dopo aver progettato una società di beneficienza per i poveri e aver donato delle somme considerevoli, noi subito, per celebrare un tale lodevole gesto, offriamo una cena a tutti i più alti notabili della città, spendendo, s’intende, la metà della somma donata; con il resto si affitta subito per il comitato un sontuoso appartamento, col riscaldamento e i custodi, dopo di che, di tutta la somma per i poveri restano cinque rubli e mezzo, e anche qui, nella distribuzione della somma, i membri non sono neanche tutti d’accordo tra loro, e tutti vogliono imporre una qualche loro comare.
N.V. Gogol’, Le anime morte, Feltrinelli, Mi, 2009, pp. 197-98.
Affinità e divergenze tra l’impero russo del 1842 e noi.
Domenica per la prima volta non ho votato.